L’attività artistica di Anna Rosa Rosati inizia nella sua prima gioventù e la progressiva crescita a livello tecnico ed espressivo è frutto di uno studio costante e ininterrotto, anche dopo la conclusione della formazione artistica.
La produzione delle sue opere si sviluppa lungo un ampio arco cronologico che va dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso al primo decennio del XXI. La pittura è per Anna Rosa Rosati una sorta di esigenza dello spirito e la dedizione alla ricerca, alla creazione, all’affinamento tecnico e interiore è un lavoro quotidiano, compiuto con una sorta di sacralità rituale, imprescindibile nella sua vita.
Tutte le tecniche sono da lei utilizzate con grande perizia e abilità: matita, carboncino, sanguigna, acquerello, olio, pastello. Di ciascuna sperimenta e utilizza tutte le potenzialità coloristiche ed espressive, rendendole arte. Ciò le viene ampiamente e ripetutamente riconosciuto dalla critica.
Anche la gamma dei soggetti rappresentati è vasta e va dal paesaggio rurale e marino a quello urbano; dai vasi di fiori imbevuti di luce alla natura morta; dai temi di impronta religiosa allo studio e allo scandaglio degli aspetti più riposti dell’animo umano, dei sentimenti, degli stati psicologici presenti nei volti e in quelle che lei definisce “maschere”; queste ultime costituiscono uno studio e una testimonianza della mutevolezza, della doppiezza e della imperscrutabile complessità dell’essere umano. Grande la sua attenzione all’universo femminile e alla condizione della donna.
Nei suoi dipinti i cieli acquisiscono via via un’importanza crescente: non sono uniformi, immobili e inerti ma animati da bagliori, resi inquieti da complesse teorie di nuvole o rasserenati da atmosfere di incanto, in un gioco di rispecchiamento con gli stati d’animo di chi quei cieli guarda. Amava ripetere una massima di Pitagora nella quale si riconosceva: “Siamo fatti per guardare il cielo”. Anna Rosa Rosati ha condotto una continua ricerca di orizzonti più ampi e la sua opera è manifestazione del bisogno di infinito che è in ciascuno di noi. Ed è in virtù di ciò che un artista, anche dopo la sua scomparsa, continua a vivere in chi si pone dinanzi alle sue opere.